Natura, archeologia e leggende: visita alla scoperta di Tindari

 

Gita fuori porta in provincia di Messina: dove andare? Una perla da scoprire è sicuramente Tindari, meta prediletta dagli appassionati della storia, luogo di pellegrinaggio e misticismo, ma anche una tappa irrinunciabile per gli amanti della buona cucina siciliana! 

Le hai provate tutte: mare, montagna, trekking, agriturismo e adesso non hai la più pallida idea su dove trascorrere il prossimo weekend in Sicilia. Ma sei davvero sicuro che le possibilità siano davvero esaurite? Ricordati che quest’isola non finisce mai di sorprenderti, nemmeno quando pensi di conoscerla tutta, da cima a fondo.

Così, anche stavolta Tury ha la vacanza che fa per te: un giorno a Tindari (frazione di Patti), un luogo incantevole e facilmente raggiungibile. E poi chissà, magari incontri il commissario Montalbano che risolve il mistero della gita a Tindari, proprio come nel romanzo di Andrea Camilleri!
Vediamo nel dettaglio quali sono i punti di interesse da non trascurare a Tindari.

 

La Riserva Naturale di Marinello e i suoi laghetti incantati

 

 

Una foto pubblicata da Emanuel Randisi (@emanuelrandisi) in data:

 

Come arrivare ai laghetti di Marinello? Raggiungere la Riserva Naturale è piuttosto semplice: dall’autostrada Palermo Messina, basta uscire al bivio per Falcone, entrare a Oliveri e da qui seguire le indicazioni per Marinello. Potete parcheggiare l’auto nelle vie limitrofe alla spiaggia e incamminarvi per raggiungere la magnifica area protetta, una delle più suggestive di tutta Italia.
Infatti, dopo un po’ di strada a piedi, ti troverai davanti uno scenario meraviglioso: una striscia di sabbia che si dilunga verso il mare, quasi a formare un piccolo golfo di sabbia, all’interno del quale si trovano i famosi laghetti di Marinello. A dir la verità, a volte la forma si modifica a seconda dell’orientamento dei venti.
E proprio sull’origine di questo splendido posto, sono state fornite spiegazioni più o meno curiose. Una di queste è la leggenda secondo la quale la spiaggia si sia formata miracolosamente. Il mare si sarebbe ritirato per non far affogare una bambina caduta dalla terrazza del Santuario di Tindari, posto sul promontorio che domina dall’alto la Riserva.
Lo scenario è veramente incantevole: vale la pena visitare la Riserva Naturale e, magari, farsi un bagno rinfrescante. Anche se, in verità, la Riserva è visitabile liberamente durante tutto l’anno.

 

Tindari nascosta: la Grotta di Donnavilla e la leggenda della maga siciliana che divorava i marinai

 

 

Una foto pubblicata da Antonio Gallo (@iamantoniogallo) in data:

 

Sempre all’interno della Riserva Naturale di Marinello, nel promontorio sul quale è collocato il Santuario della Madonna Nera di Tindari, si trova una grotta, difficilmente accessibile, se non si è guidati dagli esperti: la grotta di Donnavilla.
La grotta di Donnavilla è situata a 100 metri d’altezza sul livello del mare. Secondo la leggenda, la grotta fu abitata, in epoche remote, da una maga, chiamata appunto Donnavilla. La maga, brutta e deforme, era in grado di trasformarsi in una bella ragazza per attrarre i marinai che navigavano sul Tirreno grazie alle sue doti canore. I navigatori, rapiti dalla bellezza e dalla voce di Donnavilla, accettavano l’invito della maga nella sua stanza; a quel punto, Donnavilla li divorava. E visto che ogni marinaio portava con sé del denaro, si presume che, da qualche parte all’interno della grotta, vi sia nascosto un tesoro. Ai più temerari ne affidiamo la ricerca!

 

La buona cucina messinese: dove e cosa mangiare a Tindari

 

Qualche consiglio enogastronomico su Tindari e dintorni: quali sono i piatti tipici della zona e dove si possono gustare? Vi sono svariate possibilità: una è quella di cercare un buon ristorante a Marinello o a Oliveri, dato che dovrai passare da queste parti per raggiungere Tindari. Altrimenti puoi pranzare in uno dei bar o ristoranti sulla strada che porta al Santuario e all’area archeologica.
Ma passiamo al punto più ghiotto: quali sono le specialità messinesi e siciliane da mangiare a Tindari? Di sicuro a Tindari, così come tutta la costa nord-occidentale della provincia di Messina, hai davvero l’imbarazzo della scelta tra carne e pesce, per la vicinanza sia al Mar Tirreno che ai monti Nebrodi. Per non parlare del vino: Capo, Faro, Malvasia delle Eolie e Mamertino. Sono queste le varietà della zona facilmente trovabili dappertutto e da gustare tutto d’un sorso.

 

 

Una foto pubblicata da Casadipa (@casadipa) in data:

 


Per cui, i piatti tipici della zona a base di pesce sono sicuramente le bracioline impanate di pesce spada, il pesce spada alla ghiotta, con il salmoriglio, le sarde a beccafico, le linguine ai frutti di mare, lo stoccafisso alla messinese e i prodotti a base di tonno direttamente da Milazzo.

 

 

Una foto pubblicata da Sorelle Passera (@sorellepassera) in data:


Passando alla carne, non puoi non assaggiare il suino nero dei Nebrodi, sia come secondo che anche i salumi da lui ricavati: pancetta, salame, capicollo e chi più ne ha, più ne metta! Altro punto a favore sono senz’altro i formaggi, soprattutto il pecorino detto “calcagno”.
Una menzione speciale meritano le arancine, soprattutto quelle al pistacchio. Una bontà indescrivibile!

 

 

Una foto pubblicata da Luisa Alejandro (@ljaneluisa) in data:


E per concludere con il dolce in bocca, non può di certo mancare un po’ di buona pignolata messinese. Ma puoi trovare anche degli ottimi cannoli, cassate, frutta di Martorana e granite.

  

L’area archeologica di Tindari, un’antica città sospesa sul mare

 

 

Una foto pubblicata da Carmelo La Greca (@icar0n) in data:

 

Orari ingresso: tutti i giorni dalle 9 alle 19 (ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura)
Biglietto: intero €6; singolo €3. Biglietto unico con Santuario di Tindari e Villa Romana di Patti: intero €8; ridotto €4. Validità: fino a tre giorni dalla data di emissione.
Durata visita: 2 ore circa


L’area archeologica di Tindari, una delle più importanti della provincia di Messina, insieme al Santuario mariano, si trovano entrambi sul promontorio di Tindari, proprio quello che avevamo visto stamattina dai laghetti di Marinello.
I ruderi di Tindari appartengono all’antica città greca di Tyndaris, fondata intorno al 396 a.C. dal tiranno di Siracusa Dionigi il Vecchio. Costruita strategicamente su un promontorio, Tyndaris venne distrutta dagli arabi nell’836 d.C., dopo esser stata una delle città più ricche e fiorenti della Sicilia.

Addentriamoci tra i resti di Tindari. Nell’area aperta al pubblico sono visibili:
• le mura di cinta;
• la “Basilica”, che sarebbe il ginnasio e coincide con il porticato di accesso all’agorà e la via principale dell’antica città;
• l’isolato romano, detto Insula IV in cui le case venivano costruite su terrazze a diversi livelli, a causa della pendenza del terreno;
• il teatro, costruito nel IV secolo a.C. e modificato dai Romani, che lo adattarono successivamente ad Anfiteatro; Vuoi conoscere i teatri antichi della Sicilia? Leggi l’articolo [inserisci link 12 teatri antichi Sicilia]
• l’Antiquarium, posto all’ingresso della città, che contiene alcuni reperti rinvenuti durante le campagne di scavo a Tindari, tra cui alcune statue marmoree di personaggi togati, ceramiche, attrezzi da lavoro e altri reperti.

 

 

Una foto pubblicata da Helena Montanarini (@hmontanarini) in data:

 

 

Il Santuario della Madonna Nera di Tindari, una chiesa nella chiesa

 

 

Una foto pubblicata da Seba (@sebali) in data:

 

SANTUARIO VECCHIO Orari ingresso:
• feriali: 11.00-12.00 / 15.00-16.00
• festivi: 14.30-16.00
SANTUARIO NUOVO Orari ingresso:
• feriali: 6.45-12.30 / 14.30-19.00 (fino alle 20.00 nei mesi di luglio e agosto)
• festivi: 6.45-12.45 / 14.30-20.00
Durata visita: 40 minuti circa


L’ultima tappa (ma non in ordine di importanza) della nostra gita a Tindari e nella provincia di Messina è il Santuario della Madonna Nera, chiamato così proprio perché custodisce la statua di una Vergine con Bambino dal colorito scuro, scolpita in legno di cedro, unica nel suo genere in tutta la Sicilia.

 

 

Una foto pubblicata da Experience Sicily (@experiencesicily) in data:

 

Questa statua ha sempre attratto a sé tanta curiosità: si pensa che sia giunta dall’Oriente nel periodo dell’Iconoclastia, durante l’VIII secolo. Ad avvalorare questa tesi sno le caratteristiche della statua stessa: volto allungato (tipico delle raffigurazioni orientali), la corona di foggia orientale e la scritta “Nigra sum, sed formosa”, ovvero “Sono nera, ma bella”.
E forse è proprio da questa curiosità attorno alla Madonna nera che sono nate attorno alla sua figura così tante leggende. Una di queste narra che la statua sia stata imbarcata su una nave che, durante una tempesta, trovò rifugio approdando al golfo di Tindari. Dopo la tempesta, i marinai provarono a ripartire, ma non riuscirono a spostare la barca fino a quando non misero sulla terraferma la statua della Madonna Nera. A quel punto, gli abitanti del luogo presero la statua e la collocarono sulla cima del promontorio, dove sorgeva già un Santuario che fu distrutto nel 1544. A partire dal 1552 furono avviati i lavori per la costruzione del nuovo Santuario, che a un certo punto risultò piccolo per accogliere tutti i pellegrini, ragion per cui nel 1953 fu costruito un altro Santuario (quello che ammiriamo ancora oggi).
Il nuovo Santuario ha inglobato il vecchio e adesso costituisce una “chiesa nella chiesa”, al quale si accede in orari differenti rispetto al nuovo Santuario.

 

 

Una foto pubblicata da Francesca Malerba (@a_modo_mio86) in data:

 

Oltre Camilleri, Tindari ispirò anche il poeta siciliano Salvatore Quasimodo

"Tindari mite ti so
fra larghi colli pensile sull’acque
delle isole dolci del dio
oggi m’assali
e ti chini in cuore".


Recita così la strofa iniziale della poesia “Vento a Tindari” che Salvatore Quasimodo dedicò al bel promontorio. Ancora oggi, alle spalle del Santuario, una lapide posta nel 1959 riporta l’intera poesia.
Del resto, come non scrivere meraviglie di questo luogo così incantevole in grado di attirarti e rapirti con le sue mescolanze: natura, storia, archeologia, fede, leggenda e, per concludere, anche poesia.
E così concludiamo la nostra gita a Tindari. Per fortuna, a differenza del romanzo di Camilleri, stavolta non ci scappa il morto!

Tindari Messina laghetti di marinello