Tour fuori Palermo: dal parco di Himera al castello di Caccamo tra borghi e carciofi




Passeggiare tra due riserve naturali, conoscere i misteri del castello di Caccamo, degustare il meglio dell’enogastronomia siciliana: ecco a voi il Parco Imerese, uno dei luoghi più genuini della provincia di Palermo e di tutta la Sicilia occidentale.

Penso e ripenso già al weekend: dove porto la mia famiglia stavolta? Voglio trovare un angolo della Sicilia che ancora non conosco in cui camminare, stare a contatto con la natura, rilassarmi e fare degustazioni. Mare? No, ancora troppo freddo. Montagna? No, poi mia moglie si lamenta che è troppo faticoso… Ci vorrebbe qualcosa di rilassante ma non troppo. E soprattutto voglio trovare una di queste sagre di paese in cui si mangia cibo genuino. Ora che ci penso, mi hanno parlato del parco Imerese. Mi hanno detto che si possono fare un sacco di cose, visitare monumenti importanti, rilassarsi alle terme, fare passeggiate nei boschi e MANGIARE! Sapete che vi dico? Sabato mattina carico la family in macchina, zaini in spalla, scarpe comode e macchina fotografica.

GIORNO 1

Termini Imerese, la nostra vacanza nella Sicilia occidentale parte da qui!

 

 

Eccoci qui, tutti e quattro in macchina verso la prima tappa del mio itinerario tanto agognato: ci aspetta un weekend in provincia di Palermo, nella Sicilia più genuina, lontana dal turismo di massa e dalle macchine fotografiche compulsive dei giapponesi. Dopo un’ora e mezza di viaggio in auto, i miei figli sono già stanchi e vogliono scendere dalla macchina. Poco male, fortunatamente siamo già a Termini Imerese.

Il Duomo e il Museo civico di Termini Imerese

Arrivati nel cuore della città noto subito una chiesa bellina con un campanile piccolo e stretto. È il duomo di Termini Imerese, che risale al XVII secolo. Al proprio interno sono custodite la Croce dipinta da Ruzzolone nel 1484, l’altare seicentesco dedicato all’Immacolata e cinque magnifici altorilievi, realizzati da Federico Siragusa nel XVIII secolo. A circa 70 metri dal duomo c’è il museo civico “Baldassare Romano” in cui sono custoditi reperti preistorici risalenti al Paleolitico Superiore provenienti dalle grotte nei pressi della città, le collezioni private di strumenti litici del Patiri e del Ciofalo e numerosi elementi appartenenti all’epoca dell’impero romano.

Termini Imerese, un tuffo nella piscina di Ercole

Finalmente riusciamo a raggiungere l’hotel che ospita le Terme di Termini Imerese, tappa relax della nostra vacanza-itinerario nel parco Imerese, in provincia di Palermo. Scarichiamo i bagagli ed entriamo. Beh, che dire… mica male! L’impianto termale è una struttura molto antica, si dice che sia stato costruito intorno al 407 avanti Cristo (ma di certo si sa solo che furono costruite nel XVII secolo). Dunque una vera oasi di benessere anche nell’antichità!
Leggenda vuole che le Ninfe abbiano fatto sgorgare l’acqua termale da una parete rocciosa per rinfrancare Ercole durante il suo lungo cammino. E a me piace pensare che questa storia sia vera. Qui trascorriamo delle ore di piacevole relax tra piscine, saune, massaggi e trattamenti vari. Ci fermiamo solo per pranzare e poi via per un ultimo massaggio per il viso prima di rimetterci in auto verso l’antica Himera.

Le meraviglie dell’antica Himera, tra splendore e distruzione

 

 

Appassionati di storia, cultura e soprattutto di archeologia, ho quello che fa per voi: l'area archeologica di Himera! Fosse stato per me, non sarei proprio venuto a visitare sti scavi di Himera, ma mia moglie insisteva e l’ho dovuta accontentare. E vediamo un po’ cos’hanno combinato sti greci… Tutto ordinato, le case avevano tutte la stessa distanza l’una dall’altra, uno spazio per i templi, uno per le piazze. Mizzica, ma erano proprio bravi! Già che ci siamo, prima di completare la visita di Himera, andiamo a vedere l’Antiquarium, un piccolo museo in cui sono stati raccolti ed esposti tutti i ritrovamenti dell’area archeologica. Durante la bella camminata la guida del sito ci racconta che la città di Himera fu più volte teatro di guerre e battaglie. Tutti i tiranni volevano possederla: Terone, Gelone, i cartaginesi… ma come mai questo interesse così spiccato per questa città? Beh, perché Himera costituiva il fiore all’occhiello della Sicilia antica: era collocata in una posizione super strategica, a due passi dalle coste tirreniche, luogo ideale per gli scambi commerciali, vicino alla foce del fiume omonimo e nelle vicinanze di Elima di Panormo, due città fondamentali per l’economia dell’isola. Insomma, una realtà che faceva gola a tutti ma che sfortunatamente fu distrutta dai cartaginesi durante la seconda battaglia di Himera. Per la serie le cose belle non durano a lungo…

Sosta fuori dalla rotta: il borgo abbandonato Villaurea

Siamo sulla strada di ritorno a Termini Imerese, ma prima di tornare in città facciamo una piccola deviazione per Villaurea, un piccolissimo borgo semi abbandonato a due passi da Himera. Si trova su una collina, per raggiungerlo percorrerete una strada abbastanza tortuosa ma che vi regalerà uno scorcio unico sull’antica Himera, tempio della Vittoria compreso. È un luogo consigliato soprattutto agli amanti della fotografia, a chi è in cerca di uno scorcio fuori dal comune o a chi non disdegna la pace e il silenzio.
Nato come un progetto ambizioso alla fine dell’Ottocento, il borgo di Villaurea faceva anticamente parte del feudo di Brucato. Successivamente, il barone Francesco de Michele lo adibì ad azienda agricola. Oggi restano solo vecchie case e magazzini che si popolano in parte durante l’estate, oltre all’antica chiesa, al cimitero e ai resti della casa baronale.
Vabè picciotti, è stato bello finchè è durato. Rimettiamoci on the road, veloci che mi sta venendo una fame incredibile.

Cosa mangiare a Termini Imerese?

E finalmente si mangia, ah quanto adoro l’enogastronomia siciliana!!! Mi raccomando, quando visitate Termini Imerese non fatevi mancare i “Maccarruna 'ntà maidda”, piatto per eccellenza della tradizione gastronomica di questa zona. Si tratta di maccheroni, appunto, fatti in casa con "i busi" o con “l’arbitrio” , e lasciati “sciariari“ (cioè asciugare lentamente) appesi alle canne. La tradizione vuole che questa pasta venga poi condita con il ragù, messa in un contenitore di legno detto "a maidda", in cui prima era stato preparato l'impasto. La maidda veniva posta poi al centro della tavolata intorno alla quale tutti si sedevano a mangiare.
Picciotti, che abbuffata! È obbligatoria una passeggiata in centro, se non altro per aiutare la digestione… e poi tutti a nanna felici e contenti!

GIORNO 2

Passeggiare tra le bellezze nascoste di Termini Imerese

 

 

A tutti gli appassionati di luoghi inediti, insoliti, curiosi, poco conosciuti, poco valorizzati della Sicilia come me: ci sono due attrazioni inedite a Termini Imerese che vi voglio segnalare: la CammaraPicta e il Ponte San Leonardo.
La CammaraPicta o Sala del magistrato è una stanza (come suggerisce la parola) che si trova all’interno del Palazzo di città. È poco conosciuta, nonostante contenga al suo interno uno dei soffitti più belli della Sicilia, dipinto nel Seicento dall’architetto Vincenzo La Barbera. È un soffitto a cassettoni sul quale è impressa la storia della città, a partire dall’antica mitologia greca, passando per le vicende di Himera, fino al periodo romano, durante il quale sorse l’attuale Termini Imerese e nei dipinti emergono due figure: Stenio e Tisia o Stesicoro. Il primo fu un cittadino termitano ingiustamente condannato e poi difeso davanti al Senato romano da Cicerone. Il secondo, invece, fu un direttore di cori e un compositore. La Barbera lo dipinse con un contrabbasso in mano, fatto alquanto improbabile perché nell’epoca in cui visse Tisia non esisteva ancora e anche perché si sa da fonti storiche che si accompagnava con la cetra.
Il ponte San Leonardo, invece, risalente al ‘600, è uno dei simboli di Termini Imerese. La sua struttura poggia sui resti di un antichissimo ponte presumibilmente di epoca Romana
Per ammirare il ponte San Leonardo dovrete raggiungere contrada Fossola dalla S.S. 113 La piccola fatica ne varrà la pena. Chi se l’aspettava che Termini Imerese custodisse tutte queste bellezze nascoste: la Sicilia è davvero una terra imprevedibile!

Cerda, un’abbuffata di Sicilia vera nel regno del re Carciofo

 

 

Arrivo a Cerda più affamato che mai e gli odori che inizio a sentire appena scendo dall’auto non mi aiutano per niente. Il carciofo a Cerda si sente nell’aria!
Cerda è un antico borgo medievale che oggi conta circa 5.500 abitanti. La prima cosa che colpisce quando si arriva alle porte del paese sono le sterminate distese di campi ricoperte da una disposizione geometrica di piante di carciofo spinoso: non a caso, il paesino è conosciuto per l’abbondante coltivazione di questo ortaggio autoctono. Con l’acquolina alla bocca, entriamo nella piazza principale del paese, nel cuore della sagra. Da lontano notiamo subito il maxi carciofo che spicca al centro di piazza La Mantia. Qui il carciofo è davvero entrato nel cuore degli abitanti del paese!
Intorno al carciofo è stata sviluppata una vera e propria cultura culinaria che prevede l’uso di questo elemento principe non solo nella tradizionale cucina, ma anche la sperimentazione gastronomica più svariata grazie alla versatilità dell’ortaggio. Appuntamento annuale, il 25 aprile, è la sagra del Carciofo di Cerda, in cui è possibile assaggiare il carciofo cucinato il mille modi, oltre a spettacoli folcloristici e tradizionali siciliani. Fanno pure il gelato al gusto carciofo, SCIALO ASSICURATO! Con la pancia piena e felice, lasciamo Cerda per andare a smaltire l’abbuffata.Ora sì che ci aspetta una bella camminata!

Smaltimento grassi nel bosco siciliano dimenticato di Favara e Granza

Il bosco di Favara e Granza è uno dei meno grandi ma non meno importanti aree naturalistiche della Sicilia. A dispetto delle riserve naturali più pubblicizzate, quest’area naturalistica è meno conosciuta, ma non per questo non merita una visita. Occhio alla strada, picciotti! Non è delle migliori, stretta e con qualche scaffa, ma i miei figli insistono, dicono che vogliono andare a vedere il laghetto di Bomes e gli animali… e li riaccontentiamo!
Arriviamo finalmente alla Riserva e iniziamo a camminare. si tratta di una zona prevalentemente agricola, ricoperta da ampie distese di boschi. Al suo interno è possibile osservare sugheri e querce caducifoglie, praterie e superfici coltivate, ginestre, cisto, prugnoli, biancospini. Come fauna, troviamo il codibugnolo di Sicilia, cince, merli e usignoli upupe, ghiandaie e picchi rossi, colombacci, sparvieri, volpi, martore, istrici, ghiri, mustioli e ricci. I più fortunati avvistano anche il cinghiale dei Nebrodi. Purtroppo le aree meglio conservate sono quelle meno accessibili, come i rilievi del Monte Soprana. Nonostante ciò, è possibile ammirare le caratteristiche naturali della riserva. Salendo salendo (che faticaaaa), ci troviamo davanti al laghetto.Ci fermiamo per guardare le rane che saltellano nelle nostre vicinanze, per la gioia dei miei figli e la paura di mia moglie (CHI SCANTU!!!) .In tre ore completiamo i sentieri della riserva e torniamo indietro prima del tramonto.
Veloci che c’è strada da fare, da qui sono 42 km per arrivare a Caccamo. Partemu!

Caccamo, paese del Medioevo siciliano, dove l’aria profuma di eternità 

 

 

Arriviamo a Caccamo, paese siciliano in collina (8.500 abitanti) le cui abitazioni sono situate tutte ai piedi del famoso castello medievale. È uno dei paesi della provincia di Palermo più conosciuti, soprattutto grazie allo splendido castello medievale che visiteremo domani.
Sono già le 20, giusto in tempo per sistemare le nostre cose nel b&b e uscire a cenare. La passeggiata alla riserva ci ha messo fame (di nuovo!!!) e lesti lesti raggiungiamo una pizzeria la cui specialità consigliata dagli abitanti di Caccamo è il cannolo pizza, ovvero una pizza piegata e chiusa a mo’ di cannolo siciliano ripiena di mozzarella, pomodoro e decine di condimenti diversi.
Altro pezzo forte di Caccamo è la sasizza pasqualora, chiamata così perché la tradizione vuole che per prepararla si utilizzino ritagli di carne macellati durante il periodo di Pasqua e conservati per l’estate. Alla carne macinata vengono poi aggiunti sale e aromi: pepe nero, finocchietto selvatico, vino bianco e peperoncino e, infine, viene fatta essiccare per qualche settimana. Arricriamuni!!!
Ora che gli stomaci sono di nuovo pieni, ci muoviamo per fare una passeggiata nelle viuzze di borgo Terravecchia, la parte più antica del paese che sta ai piedi del castello. È un tuffo nel passato, tra stradine strette, scorci incantevoli e atmosfere da antico borgo feudale: qui il tempo sembra essersi fermato. Il profumo di salsiccia essiccata continua a inebriare l’aria, che bellezza! Secondo giorno di vacanza terminato: torniamo al b&b esausti… e buonanotte.

GIORNO 3

Caccamo e il castello più bello della Sicilia

 

 

Il castello feudale di Caccamo è uno degli esemplari più imponenti e meglio conservati in Sicilia. Costruito nel XII secolo per volere della famiglia Chiaramonte, è possibile ammirare al suo interno le scuderie, la sala del teatro, i corpi di guardia, la cappella, la torre mastra, le stanze della servitù, le prigioni, le cuipareti riportano ancora i graffiti disegnati dai detenuti, la Sala della Congiura e la Sala delle Armi. Vi consiglio di affacciarvi dalla terrazza occidentale del castello… WOW, che panorama! Fatelo, ne vale veramente la pena e visitate Caccamo, una perla nel palermitano ricca di storia, cultura ed enogastronomia da paura!

A Caccamo non costa nulla chiedere un miracolo

 Lasciamo il centro di Caccamo per dirigerci verso l’ultima tappa del nostro itinerario, una chicca adatta ai turisti-viaggiatori camurrusi come me, con l’ossessione per i luoghi, scorci, posticini inediti, sconosciuti, quasi segreti della Sicilia. Ho chiesto agli abitanti di Caccamo e loro mi hanno consigliato la Grotta dei Miracoli, che si trova su una collina alle porte del paese.
Avviso per gli appassionati di speleologia: non si tratta di una grande grotta, la definirei quasi una modesta insenatura nella roccia, ma è pur sempre un luogo suggestivo. Gli abitanti della zona sono molto legati a questo posto perché è proprio qui che il Beato Giovanni Liccio da Caccamo, santo taumaturgo vissuto tra il ‘400 e il ‘500, si recava a meditare. Stando alle ricostruzioni storiche, il Beato Liccio compì numerosi miracoli e c’è chi, dopo aver visitato la grotta, sostiene di avvertire una sensazione di pace interiore. Alcuni giurano anche di aver ricevuto delle grazie. Sarà vero? Se non altro potrete godere di una vista magnifica, da Corleone a Solunto, fino al promontorio di Capo Zafferano.

La riserva Naturale Orientata di Monte San Calogero, là dove la natura si fonde con la magia

Ultima tappa del nostro itinerario nella Sicilia nascosta ma non troppo: eccoci alla Riserva Naturale Orientata Monte San Calogero.
Monte San Calogero è un sistema montuoso dislocato dai comuni di Caccamo,Termini Imerese e Sciara. Risale all’epoca Mesozoica e presenta diversi tipi di ambiente naturale: rupestre, boscaglia, prateria e gariga. Come fauna, troviamo l’aquila reale, il falco pellegrino, la poiana, l’istrice, la volpe. Si dice che qui, nel IX secolo, vi sia stato per un periodo di tempo il San Calogero di Termini Imerese, identificato nella figura dell’abate basiliano di Caccamo San Teoctisto.
Una leggenda molto conosciuta in queste zone e che riguarda proprio il territorio della riserva è quella della fiera di San Calogero. Si narra che ogni sette anni, nelle notti di luna piena, si svolga una fiera di prodotti locali (bestiame e formaggi) su una delle alture di Monte San Calogero, detta “Castiddazzu”. Un giorno un ricco allevatore del luogo diede in compenso ai sue due garzoni cinque soldi. I due uomini, mentre passeggiavano tra i sentieri del monte, capitarono per caso in mezzo alla fiera di Castiddazzu e acquistarono cinque mele da mangiare a casa. Quando arrivarono alla propria abitazione, si accorsero che si erano trasformate in mele di oro massiccio. Camminiamo per chilometri per cercare di vedere il più possibile, i sentieri sono sterrati e i miei figli non fanno altro che riempirsi di polvere (e partono le lamentele di mia moglie).

L’eremo di San Calogero, a due passi dal cielo

In uno dei punti più alti del monte, quota 1326 m, si trovano i pochi resti dell’antico Eremo di San Calogero, chiamato anche “la Chiesa più vicina al cielo”. Come dicevo, dell’antica chiesetta edificata circa nel 300 dopo Cristo rimane ben poco, solo qualche piccola parete in pietra. Sarebbe stato bellissimo arrivare fin lì, ma purtroppo non sono più un ragazzino… mi devo accontentare dell’aria pulita e della tranquillità che si respira anche a bassa quota, anche se mi hanno raccontato che la vista dalle parti più alte del Monte è più che spettacolare, a picco sul Golfo di Termini Imerese!
Trascorriamo una bellissima giornata immersi nella tranquillità della natura e quando arriva l’ora di tornare a casa siamo stanchi ma soddisfatti sia del cibo che abbiamo avuto modo di assaggiare (ripenso a quei carciofi di Cerda e mi ritorna l’acquolina in bocca, MMM…), ma soprattutto delle meraviglie che la Siciliabedda può offrirci e che spesso, per noia o per disinteresse, rifiutiamo di conoscere.

Bye bye parco Imerese!