Monti Sicani: vi racconto il mio tour tra formaggi e paesi sperduti tra Agrigento e Palermo




Un fantastico tour enogastronomico in Sicilia. Dove? Nell’entroterra della provincia di Palermo e Agrigento. Per chi? Amanti di prodotti tipici siciliani, formaggi ed enogastronomia, ma anche per chi ama il trekking la natura, le tradizioni e le usanze siciliane...

Ebbene si! Tra la provincia di Palermo e Agrigento, percorreremo insieme la via dei formaggi sui Monti Sicani, alla scoperta della gastronomia siciliana più genuina. Non una semplice vacanza enogastronomica in Sicilia, ma un viaggio tra i sapori di un tempo, i boschi oscuri, riti religiosi arcaici e arte rurale. La terra di mezzo tra le province di Palermo e Agrigento è l'entroterra siciliano in cui i paesaggi di montagna si alternano a sterminate praterie e villaggi dove il tempo sembra essersi fermato. E' in mezzo a questo scenario da film che è stato tracciato il percorso per gli appassionati dei tour della “panza”: la via dei formaggi. Non potevo farmi mancare questa esperienza così onirica! Volete sapere cosa c’è da mangiare oltre al formaggio? Seguitemi e lo scopriremo!

GIORNO 1

Prima tappa del nostro tour enogastronomico: Vicari, piccolo paese da mille e una notte. Ecco perché passare un giorno in un paesino sperduto della provincia di Palermo

 

 

Iniziamo il nostro tour siciliano con meravigliosi monumenti, deliziose degustazioni di dolci tipici siciliani e di mille formaggi! Il viaggio nei profondi sapori enogastronomici della Sicilia rurale tra le province di Palermo e Agrigento parte da Vicari, piccolo comune della provincia di Palermo con poco più di 3000 abitanti.
Vicari è un paesino molto caratteristico, dislocato ai piedi di un monte alla cima del quale vi sono i resti del castello edificato da Ruggero d’Altavilla nel 1077 e rifondato nel XIV secolo dal barone Manfredi Chiaramonte. Ed è proprio il castello il primo monumento di Vicari che voglio visitare.

Il castello di Vicari, monumenti e storia ad alta quota

 

La Sicilia, si sa, è ricca di monumenti storici, siti archeologi e paesaggi mozzafiato, poi quando si parla di borghi medievali non si sa neanche più dove girarsi da quante sono le cose da vedere. Anche i paesini più sconosciuti dell’entroterra siciliano celano dei tesori. Uno di questi è il castello di Vicari, che si trova a 700 metri d’altezza, che bellezza! Peccato non poterlo vedere ancora integro; della costruzione originale rimangono i resti delle mura merlate, la torre del mulino e della “porta fausa” e quel che resta delle cisterne. Entriamo all’interno dell’antico maniero per ammirare le due torri. La torre di porta fausa è chiamata anche “bummara”, un’antica parola di origine musulmana. Eh sì, Vicari è costellata di piccole e grandi testimonianze arabe, ma non voglio svelarvi altro, ci arriveremo più tardi. Purtroppo non rimane tantissimo del castello, ma volete mettere la soddisfazione di arrivare fin qui e ammirare il panorama? Siamo su uno dei punti più alti della zona e la vista è… WOW!!! Si riesce a vedere gran parte del Val di Mazara e i paesi che circondano Vicari. Il silenzio poi… qui sì che si sta bene, anche se nelle brutte giornate questo posto potrebbe diventare veramente spettrale.
Meglio scendere, và! Non so a voi, ma a me la visita al castello di Vicari ha messo un languorino…

 

Turisti golosi in Sicilia, avete mai visto i dolci volanti di Vicari?

 

 

Degustazioni di dolci tipici in Sicilia e in provincia di Palermo! L’aria di Vicari mette fame, sarà la scalata al Castello, sarà il profumo dei mandorli che circondano il paese: insomma, non vi azzardate a non assaggiare la gastronomia di Vicari se il vostro viaggio in Sicilia vi porta da queste parti!
Il consiglio che vi do è quello di assaggiare, in particolare, tre specialità:
- I cuddureddi, dolci poveri a base di acqua, farina, zucchero e uova e fritti;
- I passavolanti, rinominati da me “dolci volanti” perché quando li ho assaggiati ho provato una leggera sensazione di estasi gastronomica! Comunque, sono dei biscotti unici a base di mandorla;
- I semprefreschi, dolcetti anche questi preparati con pochi ingredienti (farina, zucchero, latte, uova, sugna) ma con un sapore inconfondibile.

E chi se l’aspettava una cuba araba a Vicari?!

Il nostro tour nell’entroterra siciliano, alla scoperta delle specialità, dei prodotti tipici, dei monumenti e tesori nascosti di Vicari non finisce di stupirci!
Passeggiare tra le vie di Vicari è un’esperienza immancabile. Scommetto che la maggior parte dei turisti che sono in viaggio in Sicilia o che si trovano dalle parti di Palermo non sanno neanche che ci sono borghi così belli da visitare nell’entroterra! Sembra di camminare in una città araba, se non fosse per le costruzioni moderne che ti ricordano dove sei. L’impianto viario custodisce ancora l’antica impostazione che gli fu data dagli arabi, con tutti questi vicoli articolati in base alla natura del terreno. Se ci si inerpica sulla parte più alta del paese, si giunge alla Chiesa Madre, una costruzione risalente al 1200 che custodisce delle opere preziose come la tela cinquecentesca di Santa Rosalia di Pietro Novelli, la statua della Madonna col Bambino risalente sempre al ‘500 e una scultura in marmo realizzata da Antonello Gagini che raffigura la crocifissione e la resurrezione.
Visitata la chiesa Madre, torniamo verso le porte del paese. Proprio quando non ce lo aspettiamo abbiamo una piacevole sorpresa: ci troviamo davanti la Cuba di Ciprigna, una tipica costruzione araba alta più o meno due metri (quelle con la cupola rotonda, per capirci) circondata dai palazzi di epoca molto più recente.
A cosa poteva servire questa costruzione? Si ipotizza che fosse una cisterna dell’antico acquedotto arabo. Come sappiamo, gli arabi erano molto bravi con l’ingegneria idraulica.

Pranzo alternativo in vacanza a Vicari: mille e un formaggio da degustare sui Monti Sicani

 

 

Cosa mangiare e… degustare a Vicari? Che domanda... Formaggio!
Si è fatta ora di pranzo e in questo pezzo di Sicilia c’è solo una cosa da fare: trovare un’azienda agricola, agriturismo, caseificio, cantina in cui consumare uno scialoso pranzo-degustazione. E credetemi, non è affatto difficile!
Andiamo al sodo: vi propongo i quattro formaggi migliori secondo il mio palato temprato dai sapori più forti che possiate immaginare:

1. Caciocavallo palermitano, formaggio antichissimo (se ne parlava già nel 1412) a pasta filata con un sapore deciso, un mix tra il salato e il piccante. Per i veri cheese addicted!

2. Vastedda palermitana, un formaggio a pasta filata di forma ovale con un sapore dolce, ma un retrogusto leggermente acidulo. Buona buona!

3. Pecorino, forte e salato, uno dei migliori;

4. Ricotta, ancora calda, buonerrima si può dire??? Vabè, concedetemi la licenza poetica, prendetene un po’, riempite una cialda di cannolo e ammuccate. Ditemi voi se non è il paradiso…

Alia, la città-giardino per chi ama fotografare i panorami in vacanza

Visita di un paesino quasi irraggiungibile dell’entroterra siciliano: archeologia, panorami, monumenti, tradizioni e buon vino!
Dopo aver passato una fantastica giornata a Vicari, proseguo nel mio itinerario di viaggio alternativo nella provincia di Palermo, sempre a caccia dei sapori enogastronomici autentici della Sicilia occidentale. Mi sposto ad Alia, che ho incluso nel mio itinerario al sapor di formaggio nel cuore della Sicilia perché, anche se piccolissimo, ha tanto da dare ai turisti che passano da qui.
Alia è un piccolo paese di quasi 4000 abitanti che fa parte della valle del Torto e viene anche chiamata “città giardino” perché ovunque ti trovi non puoi fare a meno di vedere fiori, alberi, piante, insomma: ad Alia la vita sembra scorrere tranquilla ed è l’ideale per chi vuol passare un po’ di tempo in solitaria per far pace con il mondo.
E poi da qui, nelle belle giornate di sole, si vedono persino le Eolie e l’Etna grazie alla sua posizione, collocata al centro dell’incontro tra Valle del Torto, Valle Imera e Valle Platani Tumarrano.

Alia: vi accompagno dentro le grotte della Gurfa alla scoperta della tomba di Minosse nella Sicilia più autentica

 

 

Appassionati di storia e archeologia, se non sapete cosa fare durante le vostre vacanze nell’entroterra siciliano, ecco alcune attività e visite che potrete aggiungere al vostro programma di viaggio.
Prima di raggiungere il centro di Alia faccio una piccola deviazione per andare a visitare le grotte della Gurfa, una necropoli scavata all’interno di un complesso roccioso.
È difficile stabilire le origini del complesso perché le grotte sono state utilizzate da pastori e agricoltori del luogo fino a epoche recenti, motivo per cui sono stati cancellati numerosi dettagli che avrebbero permesso di identificare delle tracce importanti. All’interno della grotta vi sono dei cunicoli che portano a un grande tholos, ovvero una tomba di forma circolare con una cupola che la sovrasta. È molto suggestivo visitare le grotte della Gurfa e raggiungere il grande tholos, alzare gli occhi al cielo e guardare oltre il grande foro che si trova al centro della cupola, soprattutto se si conosce la teoria avanzata dal prof. Montagna.
La faccenda è questa: l’architetto e storico dell’arte Carmelo Montagna, dopo una serie di studi, ipotizzò che questo grande tholos fu progettato per accogliere la salma di un personaggio molto potente dell’età del Bronzo, probabilmente Minosse, re di Creta, ucciso dal re sicano Cocalo mentre inseguiva Dedalo, nella città di Camico, un antico centro situato proprio nella valle del Platani e non ancora identificato. Si racconta che in seguito alla morte di Minosse furono celebrate grandi e sfarzose cerimonie funebri e che il re sia stato sepolto in un grande tholos. E proprio il tholos che si trova all’interno delle grotte della Gurfa è il più grande del Mediterraneo (guarda caso).
C’è poi un altro particolare affascinante: durante l’equinozio di primavera, a mezzogiorno, il sole entra dal foro al centro del tetto e irradia la sala. Anche questo particolare viene riconosciuto come denso di significato, soprattutto perché le antiche civiltà agrarie la primavera era una delle stagioni più importanti perché segna la rinascita della natura. Coincidenze o no?

Cosa vedere ad Alia?

Se il vostro tour nell’entroterra siciliano vi ha portato fino ad Alia non potete non visitare il Santuario della Madonna delle Grazie (anche chiesa Madre), una chiesa di epoca tardo-rinascimentale in cui è contenuta una statua in legno del Gagini che rappresenta la maternità. E poi c'è Palazzo Veterinari, una delle costruzioni più prestigiose della cittadina di proprietà della famiglia Guccione.
Ma mi torna un po’ di fame e mi fermo per rifocillarmi e ascoltare una storia magica ma che sembra quasi vera.

Leggende siciliane tra un dolce e un bicchiere di buon vino siciliano ad Alia

Ormai avrete capito che una vera vacanza in Sicilia comprende almeno una degustazione di un buon vino siciliano e una scorpacciata di qualche dolce tradizionale o specialità culinaria. Alia non è solo natura, storia e archeologia: la gastronomia di Alia ti prende e non ti lascia andar via. Tra i tanti agriturismi e aziende agricole della zona c’è l’imbarazzo della scelta! Come è successo a me, che mi sono fermato all’agriturismo Lago Verde per una sosta veloce e invece sono rimasto seduto per quasi un’ora. Ok, non è solo la gastronomia: la gente di Alia è sincera e coinvolgente, è un piacere sedersi a parlare con gli anziani del posto e farsi raccontare qualche curiosità del luogo.
Iniziamo con i dolci: vi straconsiglio di assaggiare la “scattata”, dolce a base di mandorla e cannella praticamente introvabili nelle altre parti della Sicilia. SUBLIMI!!! E siccome quando mangio non mi faccio mancare niente, assaggio anche un cannolo con la ricotta fresca di Alia. Ovviamente non può deludermi, qui la ricotta è davvero fresca, così come quella di Vicari.
Continuo la mia esperienza di turismo “di panza” e, mentre sto per addentare un buccellato (dolce a base di fichi e mandorle preparato soprattutto nel periodo natalizio) e ho un bicchiere di buon vino rosso in mano, noto degli anziani seduti a un tavolo del bar. Apro le orecchie perché sento nominare “12 cavalli d’oro”. Loro mi notano e mi fanno segno di avvicinarmi.
Ok, sgamato… quatto quatto mi avvio al loro tavolo. Hanno capito che non sono di Alia (capirai, si conoscono tutti) e tra una parola e l’altra iniziamo a prendere confidenza. Uno di loro, lo zio Tommaso, mi racconta la leggenda dei cavalli d’oro.
La storia è questa: si dice che in contrada “Santuzzi”, alle porte di Alia, ogni venerdì a mezzanotte escano dodici cavalli bianchi da una pietra dalla quale è stata ricavata una cappella dedicata alle anime sante. Questi cavalli sono guidati da altrettanti cavalieri con delle vesti in oro e pietre preziose. I cavalli percorrono per sette volte un percorso intorno alla pietra e poi scompaiono nel nulla. Chi sarà in grado di afferrare la briglia di uno dei cavalli è destinato a diventare ricco, a patto che non si bestemmi durante l’impresa, altrimenti si verrà scaraventati molto lontano.
Che storia picciotti, peccato che oggi non è venerdì, altrimenti un tentativo quasi quasi lo avrei fatto… AHAHAH ma dai, sto scherzando!

Castronovo di Sicilia, a scuola di cucina siciliana

 

 

Un'altra sorpresa durante il mio percorso enogastronomico in Sicilia… Le parole d’ordine di questa tappa? Storia, tradizioni, devozione e ovviamente gastronomia!
Lascio Alia nel tardo pomeriggio e mi metto in macchina per raggiungere la terza tappa dell’itinerario tra le province di Agrigento e Palermo: Castronovo di Sicilia, un paese di circa 3000 abitanti, dove trascorrerò la notte in un bed and breakfast e l’indomani andrò a fare una cavalcata nei dintorni del paese.
Sistemo i bagagli, mi do una rinfrescata e mi avvio per le vie del centro a vedere la festa patronale di San Basilio Vitale, che si svolge ogni anno l’8 marzo. Non immaginerete mai quello che mi aspetta!

A Castronovo di Sicilia ho visto un santo ballare

…O quando le tradizioni siciliane sono da vedere per crederci! Amanti di feste e sagre non potete mancare!
No amici, non avete letto male, né dovete pensare che io fossi ubriaco… A Castronovo di Sicilia durante la festa del patrono del paese, San Basilio Vitale, la statua del santo viene portata in spalla dai devoti per le vie principali di Castronovo, e fin qui – mi direte – nulla di strano. Ma in due punti del percorso compiuto dalla processione il santo viene fatto ballare dai portatori, per simulare la benedizione ai paesani e al raccolto (un rito propiziatorio). Non a caso, la mano sinistra della statua di San Basilio Vitale è raffigurata in segno di benedizione verso i fedeli.
Parlando con gente del luogo scopro che l’adorazione di questo santo è legata a un miracolo. Delle signore devote mi raccontano che un falegname del luogo sognò San Basilio Vitale che gli disse di recarsi in un punto del paese a prendere il legno di un ulivo per costruire una statua dedicata proprio al santo. Il falegname, non convinto del sogno fatto, si recò nel luogo indicato da San Basilio Vitale per parlare con il proprietario del luogo e scoprì che anche quest’ultimo aveva fatto il suo stesso sogno. Così, quel luogo divenne meta di pellegrinaggi religiosi.

Il paradiso per gli amanti della degustazione di prodotti tipici siciliani: la truscitedda di Castronovo di Sicilia

Cosa manca al nostro tour in Sicilia per renderlo perfetto? Una bella sagra e una scorpacciata di formaggi tipici ovviamente!
Eccoci alla mia prima cena-degustazione dell’itinerario: Castronovo di Sicilia è il tripudio del gusto e della gastronomia siciliana. Qui non manca niente: vino rigorosamente siciliano, carni e salumi, formaggi, dolci, olio, pane. Bisogna solo scegliere cosa mangiare o fare come me e assaggiare tutto. È la cucina, e ancor di più la cucina tipica come quella siciliana che fa scuola, che insegna ad apprezzare i sapori rustici e veri. Altro che fast food e robacce varie… Ah, dimenticavo: visto l’enorme ben di dio gli abitanti di Castronovo di Sicilia hanno ben pensato di fare una sagra della Truscitedda, ovvero del tipico fagotto con il quale i lavoratori dei campi si portavano il pranzo da casa.
Vi do qualche consiglio utile per scialare le vostre papille gustative. Quello che non deve mancare mai nelle vostre bocche quando passate da Castronovo di Sicilia è:

1. il pane caldo caldo, appena sfornato e condito con olio extravergine d’oliva;

2. il fiore sicano, conosciuto anche come “tumazzu di vacca”, l’unico formaggio molle a pasta cruda con delle muffe autoctone. Questo è forte, ragazzi, consigliato agli stomaci più temprati perché viene conservato in modo tale da produrre queste muffe. Il sapore, di conseguenza, è acidulo, con un retrogusto dolce. FORTE FORTISSIMO!

3. la tuma persa, formaggio stagionato a pasta morbida piccante, dolce e con un retrogusto molto aromatico. BONU SAPI!

4. la ricotta salata, la mia passione… praticamente è la ricotta stagionata (o ricotta secca), e, come dice già il nome, ha un sapore più deciso rispetto alla ricotta fresca. Consiglio: grattugiatela sulla pasta alla norma, uno dei primi piatti tipici siciliani più ricercato. Non potrete più farne a meno!

 

 

GIORNO 2

Cosa potevo mangiare a Colazione nell’entroterra siciliano? Un buongiorno con i dolci tipici di Castronovo di Sicilia

Secondo giorno del mio itinerario in giro per la Sicilia occidentale, tra Palermo e Agrigento, sulla via dei formaggi, tra prodotti tipici, enogastronomia siciliana, tradizioni, natura, cultura… Vacanza bella e in una zona poco convenzionale! Di certo a Castronovo di Sicilia non mancano i dolci con la ricotta fresca, il must di questo tour, ma i dolci castronovesi per eccellenza sono la taralla e il vucciddatu. La taralla è una sorta di ciambella ricoperta di glassa zuccherata, mentre il vucciddatu altro non è che il buccellato, ovvero un dolce farcito con mandorle e miele. Gnam gnam, che scorpacciata!

Non solo trekking: a pesca sulle rive del lago Fanaco, a due passi da Castronovo di Sicilia

Chi non viaggia in Sicilia non piglia pesci! Cari turisti in giro per la Sicilia occidentale, siete appassionati di pesca? Concedetevi mezza giornata per praticare il vostro hobby, raggiungete il lago Fanaco, che si trova pochi chilometri da Castronovo di Sicilia, montate l’attrezzatura e via con la pesca!
Quali sono i pesci che nuotano allegri nel lago? carpa, persico reale, persico trota, anguilla e trota.
Attenzione, eh: potete visitare il lago Fanaco anche se non siete super appassionati di pesca. Potete fare un giro e ammirare la vegetazione rigogliosa (pini, pioppi, ginestre e tanto altro) e fare un po’ di birdwatching: qui non mancano gli uccelli migratori, soprattutto gabbiani reali, aironi, anatre, tuffetti e pavoncelle.

Passeggiare tra la ricca storia di Castronovo di Sicilia

Monumenti e chiese da vedere in questo paesino della provincia di Palermo. Se invece preferite conoscere la storia e i monumenti della Sicilia, vi consiglio di fare un giro tra le rovine del Castello di Castronovo di Sicilia, situato poco fuori dal paese, sul colle di San Vitale a 750 metri d’altezza. Oltre ai ruderi del castello, vi sono i resti di antiche chiese, sempre sul colle San Vitale. Si hanno notizie di questo castello già dal 1077, quando fu occupato da Ruggero I.Come vi dicevo, Castronovo di Sicilia è un paesino ricco di testimonianze storiche. Non perdetevi la visita al ponte vecchio sul fiume Platani, costruito nel 1555 per permettere a mercanti, pastori e viaggiatori di passare senza difficoltà da una sponda all’altra del fiume. Vi sono tante leggende che riguardano questa zona, soprattutto una che riguarda una strana figura, forse un fantasma, avvistata di notte sul ponte vecchio e dopo pochi secondi risucchiata dall’alto.
Ci sono poi la Chiesa e il Casale San Pietro, due belle costruzioni risalenti all’epoca bizantina che si trovano a circa 5 chilometri dal paese, lungo la strada statale 189 che collega Palermo con Agrigento. Purtroppo le due costruzioni non sono visitabili all’interno, ma vi consiglio lo stesso di andare a vederle perchè rappresentano un bel pezzo di Sicilia rurale.
Se invece volete visitare qualche monumento in centro a Castronovo di Sicilia, vi consiglio la Chiesa Madre della Santissima Trinità, costruzione antichissima (risale al 1091) inizialmente adibita a presidio militare delle città di Akragas e Himera e successivamente consacrata al culto cattolico nel 1404. In pratica era un antico castello che poi fu trasformato in chiesa quando fu abbandonata la chiesa costruita sul colle San Vitale.

San Giovanni Gemini: natura siciliana allo stato puro in provincia di Agrigento

Proseguiamo il nostro itinerario gastronomico alla scoperta dei formaggi tipici siciliani inoltrandoci nell’entroterra della provincia di Agrigento. Eccoci nel primo paese appartenente alla provincia di Agrigento incluso nella vacanza nella Sicilia occidentale del buon vino e della grande gastronomia: San Giovanni Gemini, paese di 8.000 abitanti ai piedi del Monte Cammarata.San Giovanni Gemini è un paesino di montagna, in estate si sta molto bene e in inverno fa abbastanza freddo. È uno spettacolo vedere i due paesi praticamente attaccati di San Giovanni Gemini e Cammarata ricoperti dalla neve. La zona limitrofa è circondata da aree di sosta in cui poter organizzare un picnic o una grigliata grazie alle agli appositi focolare, panchine e tavolini. Trovate anche la legna da ardere, che spettacolo! Devo dirvi la verità, non avevo mai sentito parlare di San Giovanni Gemini finchè non me lo sono ritrovato indicato sulla cartina delle vie dei formaggi. È stata una piacevole scoperta.

Le Grotte dell’Acqua Fitusa, storia e speleologia nella Sicilia occidentale, tra San Giovanni Gemini e Cammarata

Cosa fare in provincia di Agrigento? Il nostro tour ci porta alla scoperta di sito d’interesse naturalistico e culturale! Inizio a parlarvi della mia vacanza in provincia di Agrigento dalle Grotte dell’Acqua Fitusa a San Giovanni Gemini, situate tra le contrade di San Crispino, Puzzillo e Mangiapane. Queste grotte rappresentano un bel mix di storia e geologia, sia perché sono stati ritrovati molti reperti archeologici risalente all’età della pietra e del bronzo e che quindi testimoniano che questo sito è stato abitato in epoche remote, sia perché le grotte presentano delle caratteristiche naturali, con stalattiti e stalagmiti di diversi colori e anche la forma a cupola della stessa grotta. Non è possibile avventurarsi troppo in fondo all’interno delle grotte. Pensate che nel passato alcuni esploratori hanno tentato l’impresa e sono stati costretti a fermarsi a un certo punto. Vi consiglio, dunque, di visitarle in compagnia di esperti.
Ah, c’è anche una sorgente in loco, chiamata sempre “dell’acqua fitusa”. Il nome la dice tutta: “fitusa” in dialetto siciliano vuol dire “puzzolente”, aggettivo attribuito a quest’acqua sulfurea, ma miracolosa, in grado di curare reumatismi, malattie della pelle e dell’apparato respiratorio. Tant’è che in questa zona esisteva un antico edificio termale che fu chiuso nel 1930.

Il pozzo di Gesù Nazareno a San Giovanni Gemini, luogo di grande fede e devozione

C’è un luogo a San Giovanni Gemini a cui tutti i fedeli di questo paese sono profondamente legati. Sto parlando del pozzo di Gesù Nazareno, nei pressi della Montagnola Puzzillo. Il pozzo si chiama così perché, secondo un’antica tradizione popolare, alcuni contadini trovarono al proprio interno la statua lignea di Gesù Nazareno, portata in processione sul grande carro, un altare altissimo quasi a sfiorare il cielo, durante la festa omonima a cui gli abitanti di San Giovanni Gemini sono estremamente legati.

Cos’altro visitare a San Giovanni Gemini?

Ti trovi un pomeriggio a San Giovanni Gemini e vuoi visitare qualche altro monumento o luogo artistico? Ti consiglio di visitare la chiesa Madre dedicata a San Giovanni Battista e la chiesa del Carmine.
La Chiesa Madre è un edificio che risale ai primi del ‘600 dove viene custodita la famosa statua di Gesù Nazareno e in cui è possibile ammirare dei bellissimi stucchi. La Chiesa del Carmine, invece, è più piccola e fu fatta costruire nel ‘500 e faceva parte del convento dei carmelitani.
Cena a San Giovanni Gemini, degustare formaggi siciliani a forma di cervo. La gastronomia Siciliana è sorprendente… il nostro tour enogastronomico nell’entroterra siciliano ci porta alla scoperta di altri originali e deliziosi formaggi tipici!
Picciotti il paradiso esiste, si trova nell’entroterra siciliano tra Agrigento e Palermo ed è una goduria senza fine, un fiume di prodotti tipici, delizioso vino d’annata e dolci che ti fissano e ti dicono “mangiami”. San Giovanni Gemini non è da meno rispetto agli altri paesini già visitati: qui ho modo di assaggiare i piatti tipici della cucina siciliana, con un occhio particolare ai formaggi (inseriti più o meno in tutte le ricette): caciocavallo, panuzzo affumicato, pecorino, canestrato e gli immancabili dolci con la ricotta.
Due parole su un formaggio mai assaggiato prima, l’ainuzzi. È un formaggio a pasta filata che viene modellato a forma di pecora, cervo o daino. Sì, avete capito bene, delle piccole sculture da mordere!

GIORNO 3:

Cammarata, la grande montagna agrigentina che ospita uno dei presepi viventi più belli di Sicilia

 

 

Eccoci a Cammarata, penultimo paesino siciliano di questo tour enogastronomico straordinario in giro tra le province di Agrigento e Palermo. Cammarata è uno splendore, un brillante incastonato nell’omonimo monte. Si trova praticamente all’interno di una riserva naturale ed è una terra che fornisce tanto bene all’uomo: carni, formaggi, vino, pane, prodotti della terra e tanto altro ancora. E poi ogni anno a Cammarata ha in scena un presepe vivente molto suggestivo: per l’occasione, le stradine e le abitazioni antiche del paese si trasformano in Betlemme con tanto di bue, asinello, Sacra famiglia e pastori e contadini che offrono ai visitatori i prodotti tipici del luogo. Si ricreano così le scene di vita quotidiana dell’antico paese, come l’osteria, il barbiere, il falegname. Non fatevelo mancare se passate da queste parti durante il periodo di Natale!

Scorpacciata di biscotti tipici a Cammarata

 

 

Cosa mangiare a Cammarata? I formaggi e i dolci tipici della provincia di Agrigento. In questa zona della Sicilia biscotti e formaggi non mancano mai. Figuratevi se Cammarata poteva deludermi…Ve ne segnalo tre in particolare: viscotta,pasti bianchi e pizzarruna, tre dolci semplici a base di farina, uova, zucchero, olio ma molto saporiti e ricchi di tradizione. L’usanza vuole che si offrano durante lo scambio degli auguri natalizi. Ma io me li pappo ora!

Trekking e funghi nella riserva naturale “Monte Cammarata”

Attività in natura in Provincia di Agrigento: trekking in una riserva naturale incontaminata e raccolta funghi! Terminata la colazione dei campioni, arriva la parte naturalistica del mio itinerario: vado a visitare la Riserva Naturale “Monte Cammarata”, una delle riserve più belle e meglio conservate della provincia di Agrigento.
Amo e adoro i formaggi, me li sposerei e li mangerei 365 giorni l’anno, ma sono anche un appassionato di funghi. E allora, quale migliore occasione di raccoglierli sul monte Cammarata? Approfittiamone! Inizio a passeggiare tra i sentieri della riserva, l’aria è fresca e frizzante e l’odore del legno e delle foglie mi avvolge completamente. Vi sono 10 sentieri che vi permettono di visitare la riserva, tutti con un differente grado di complessità e di durata. Io ne ho scelto uno di difficoltà media, Pizzo della Rondine. Percorrendo questo sentiero si riesce ad arrivare a più di 1000 metri d’altezza (ci vogliono quasi tre ore per percorrerlo). E ci si ritrova nel bel mezzo dei 2000 ettari di riserva, in assoluto silenzio e tra le meraviglie della natura: non mancano querce, cipressi, roverelle, cedri, aceri, pini e tante altre specie. se avete un po’ di fortuna potrete vedere anche merli, capinere, volpi, poiane, barbagianni, ricci, lepri, conigli selvatici. Insomma, un angolo di paradiso in cui flora e fauna crescono in maniera rigogliosa e che necessitano della tutela dell’uomo.
La scalata è un po’ dura in alcuni punti, ma ne vale veramente la pena, non fosse altro che per ammirare lo splendido panorama. Sembra quasi di toccare l’Etna! Raccolgo anche un bel po’ di funghi che conservo per quando sarò lontano da qui e avrò nostalgia dei profumi e dei sapori della magnifica Sicilia rurale. Mi mancherà tanto…

H3: Sicilia nascosta, il mistero della grotta del baglio a Cammarata

Viaggiatori amanti delle leggende e del mistero: in Sicilia queste storie non mancano mai, soprattutto nei piccoli paesi dell’entroterra come Cammarata. Un luogo su tutti? La Grotta del baglio e l’antica leggenda legata a questo luogo che tutta gli abitanti di Cammarata e San Giovanni Gemini conoscono a memoria. L’ingresso di questa grotta si trova nei pressi della cima di Monte Cammarata e, stando ai racconti degli anziani del paese, la grotta si inabissa all’interno del monte fino a sbucare nei pressi delle grotte dell’acqua fitusa (dove siamo già stati). Nessuno l’ha mai percorsa tutta, nemmeno gli esploratori più coraggiosi. In tanti si sono fermati al primo cunicolo in cui vi è inciso un monogramma di Cristo a grandezza naturale.
Chissà che questa storia non sia vera, di sicuro è facile notare come l’interno della grotta sia orientato verso il basso e verso est. C’è qualche coraggioso che vuole tentare l’impresa?

Pranzo - degustazione tra i boschi di Cammarata

Scatta l’ora X e ho già l’acquolina in bocca, so che anche Cammarata non mi deluderà; qui l’enogastronomia siciliana è di casa, non fosse altro che per la grande qualità delle materie prime. Mi abbuffo come un re di antipasti per poi passare al primo, secondo e dolce. Alcune dritte: non fatevi mancare un tagliere di salumi e formaggi. Mamma mia che squisitezze! Proseguite con dei primi e secondi a base di carne, la regina della tavola sicana. Agnello, maiale, salsicce, arrosto, qualsiasi cosa qui è genuina e a chilometro zero, avrete solo l’eterno imbarazzo della scelta.

Cos’altro vedere a Cammarata?

Vi rimane ancora del tempo a disposizione da spendere nel paesino di Cammarata? Fate un giro tra le vie del paese e visitate la Chiesa Madre dedicata a San Nicolò di Bari che contiene al suo interno una grande tela dei santi Anna e Gioacchino di Pietro d’Asaro, la Chiesa di San Vito Martire che contiene al suo interno varie opere importanti, tra le quali una tela intitolata “Morte della Madonna” risalente al ‘600, e la chiesa di Santa Domenica, in cui è conservato un altare di marmo del XVII secolo e una tela fiamminga che raffigura l’adorazione dei Magi. Se vi aggirate fra le parti di via Roma potete poi ammirare i resti del castello costruito nel XIII secolo, ma di cui purtroppo rimane ben poco.

GIORNO 4

Santo Stefano Quisquina, nella grotta che accolse la Santuzza in fuga da Palermo

Santo Stefano Quisquina è l’ultima tappa del mio tour nella Sicilia occidentale alla scoperta dei sapori, tradizioni, storia e natura sui monti Sicani, tra Agrigento e Palermo.
Santo Stefano Quisquina è un comune della provincia di Agrigento che conta poco meno di 5000 abitanti. Si trova sul versante opposto di Monte Cammarata ed è conosciuto soprattutto per aver ospitato per qualche tempo Santa Rosalia, la patrona della città di Palermo. Ed è proprio l’eremo di Santa Rosalia il primo luogo di Santo Stefano Quisquina che vado a visitare.

 

 

Raggiungere l’Eremo di Santa Rosalia a Santo Stefano Quisquina è una bella scalata, dato che si trova a quasi mille metri d’altezza e a circa quattro chilometri dal paese. Lo si può fare in bici, a piedi percorrendo un apposito sentiero o si può anche arrivare in auto.
L’eremo di Santa Rosalia alla Quisquina è un luogo mistico situato a quota 986 metri. È un monastero costruito nel ‘600 intorno alla grotta che Santa Rosalia Sinibaldi abitò per circa dodici anni (dal 1150 al 1162) e dove si stanziò una comunità eremitica nel XVII secolo. Nel 1863, poi, fu edificata la chiesa omonima.
Rosalia Sinibaldi era figlia del conte palermitano Sinibaldo e di Maria Guiscarda che fuggì di casa all’età di 12 anni per non sposare il principe che il padre aveva scelto per lei e trovò rifugio per dodici anni in una grotta all’interno del bosco della Quisquina, territorio appartenente al padre e che la piccola Rosalia conosceva bene.
Nel 1624, circa quaranta giorni dopo la morte di Santa Rosalia avvenuta a Palermo, fu ritrovata un’iscrizione in latino all’ingresso della grotta della Quisquina, che recita le seguenti parole: "Io Rosalia, figlia di Sinibaldo, signore della Quisquina e del Monte delle Rose, ho deciso di abitare in questa grotta per amore di mio Signore Gesù Cristo". Da lì a breve fu costruita dapprima una cappella; qualche anno dopo Francesco Scassi, un mercante genovese venuto a conoscenza della storia della Santuzza, le dedicò il complesso dell’eremo; subito dopo Scassi si ritirò a vita solitaria nell’eremo insieme ad altri tre uomini, i quali fondarono una congregazione indipendente di frati devoti a Santa Rosalia che resistette fino al 1985, anno in cui morì Fra Vicè, l’ultimo frate appartenente all’ordine.
L’aria che si respira qui sopra è magnifica, il posto ha tutte le caratteristiche del tipico luogo di montagna, a cominciare dal bosco fitto che lo circonda e che i saraceni chiamavano koschin, che vuol dire “oscuro”. L’Eremo di Santa Rosalia comprende una chiesa, la cripta e l’ex convento completo di celle e refettorio. Ma la vera protagonista è la piccola grotta che ospitò Santa Rosalia per ben dodici anni. Qui dentro c’è una statua della Santuzza circondata dai fiori e si raggiunge percorrendo un breve percorso all’interno della grotta. È un’esperienza affascinante e veramente mistica.

La corsa di San Calogero fino al “pizzo” della montagna

C’è una chiesa a Santo Stefano Quisquina posta sul pizzo di monte Finocchiara (siamo a quasi mille metri d’altezza). È la Chiesetta di San Calogero al “pizzo”, un grazioso edificio sacro molto antico: di certo esisteva già nel 1594 (secondo documenti storici). Gli stefanesi sono molto legati a questa chiesa e al culto di San Calogero, tant’è che a lui è dedicata la festa del 17 e 18 giugno. Il simulacro del santo viene portato in processione dalla chiesa Madre alla chiesa del “pizzo”. Arrivati alla zona del capo, dalla quale parte il sentiero per la chiesetta, la banda intona la marcia dei bersaglieri e la statua di San Calogero inizia la sua corsa fino alla chiesa del “pizzo”. Giunti al pizzo, la statua viene posta all’interno della chiesetta e ai pellegrini vengono offerti pane benedetto, patate bollite, uova sode e vino. I devoti, poi, rimangono lì per tutta la notte. Il giorno successivo (18 giugno), dopo la Santa Messa e la benedizione del pane, la statua viene riportata in processione alla chiesa Madre del paese e i fuochi d’artificio chiudono l’antica festa di San Calogero.

Il formaggio di Santo Stefano Quisquina, squisitezza gastronomica agrigentina allo stato puro

Santo Stefano Quisquina è natura, monumenti, tradizioni popolari ma anche enogastronomia rurale. E quando dico rurale penso soprattutto al formaggio di Santo Stefano Quisquina (si chiama proprio così), un cacio a pasta cruda e semidura a base di latte ovino e stagionato per almeno sei mesi. Lo assaggio insieme al fiore sicano, a tanti altri formaggi e alle carni del luogo.E proprio al formaggio gli stefanesi hanno dedicato il Quisquina Cheese Festival, un’importante sagra che si tiene ogni anno a giugno e in cui, oltre a degustazioni e mostre di formaggi, si svolgono laboratori, incontri e spettacoli. Da non perdere!

Il centro storico di Santo Stefano Quisquina, ecco cosa visitare

Dopo l’abbuffata memorabile di prodotti tipici di Santo Stefano Quisquina, ci vuole una super camminata per smaltire un po’. Ecco che mi avventuro per le vie del paese e raggiungo la Chiesa Madre. Questa chiesa, edificata nel XIV secolo da Federico Chiaromonte, contiene delle tele antiche risalenti al 1400, come la tela raffigurante i tre santi protettori del paese, Santo Stefano protomartire, Santa Rosalia e la Madonna della Catena. Mi sposto verso piazza Castello, da dove posso ammirare il Palazzo baronale dei Ventimiglia e la bella fontana al centro della piazza. Ah, a Santo Stefano Quisquina difficilmente potrete rischiate di morire di sete, visto che il paese è ricco d’acqua e di sorgenti: le fontane sono praticamente ovunque.

Il teatro Andromeda di Santo Stefano Quisquina sospeso fra la terra e il cielo

 

 

Concludo questo felice tour-degustazione e non solo nella Sicilia occidentale, tra le province di Agrigento e Palermo, con uno sguardo attento alla produzione artistica di Santo Stefano Quisquina. Arte, cultura e artigianato, un tris che ben si addice a questo paesello nel cuore dei Monti Sicani. Sono tanti gli artisti, più o meno famosi, che hanno dato tanto a Santo Stefano Quisquina. Uno su tutti Lorenzo Reina, lo scultore-pastore che ha costruito un singolare teatro di pietra con le pietre raccolte durante il periodo della transumanza. 108 pietre, 108 posti a sedere che rispecchiano la posizione degli astri che compongono la costellazione di Andromeda. Ci sono voluti venti anni per finire, ma il risultato è più che soddisfacente.
Il teatro Andromeda è un luogo veramente speciale, pare di stare sospesi tra cielo e terra quando si cammina sul suo pavimento. La vista è magnifica, l’aria fresca e pulita, i monti circostanti completano il magnifico quadro. Ma Lorenzo Reina ha dato molto altro a Santo Stefano Quisquina. Ha messo su una fattoria didattica, con tanto di laboratori didattici in cui si spiega ai bambini le attività legate alla pastorizia e all’agricoltura, circondati da settanta asinelle e dalle altre sculture realizzate dall’artista stefanese.

Pittura e ceramica, infine, chiudono il cerchio artistico di Santo Stefano Quisquina, con numerosi artigiani dediti alla lavorazione della ceramica e alla creazione di sculture, quadri e altre opere artistiche. Lascio i monti Sicani con il cofano pieno di prodotti tipici e ricordini vari, con almeno un chilo in più (che smaltirò mangiando triste insalata) e con in cuore pieno di emozioni. Salutamu!