Racconti di viaggio: tour alla scoperta dei borghi e natura del parco dell’Etna



Vuoi trascorrere una piacevole vacanza nel cuore della provincia di Catania, ma non sai dove andare, cosa fare, cosa vedere? Questo tour-weekend di 3 giorni è un pratico vademecum fatto apposta per te. Buon viaggio!

La tua prossima vacanza in Sicilia la trascorrerai tra i paesini del parco dell’Etna. Come lo so? Perché dopo che avrai letto questo itinerario dedicato alla “grande montagna”, il desiderio di vederla con i tuoi occhi non ti abbandonerà più. E poi perché l’Etna è fica, puoi fare sport più o meno impegnativi, mangiare squisitezze siciliane che non trovi altrove, respirare aria purissima, ascoltare antiche tradizioni e leggende popolari che non scordi facilmente o arrampicarti sulle parti più alte dei paesi che la circondano per ammirare monumenti antichissimi. L’itinerario che sto per proporti, sul versante nord dell’Etna, fa tappa su tre paesi: Castiglione di Sicilia, Linguaglossa e Randazzo, situati in quella terra di mezzo che divide il vulcano dalla valle dell’Alcantara.

GIORNO 1

Castiglione di Sicilia, paese etneo tra i borghi più belli d’Italia

Picciotte e picciotti, la nostra vacanza parte da Castiglione di Sicilia, paese all’interno del parco dell’Etna in provincia di Catania e con un occhio alla provincia di Messina.
Castiglione di Sicilia si trova a 621 metri sul livello del mare; è uno dei paesi siciliani inseriti nel circuito dei borghi più belli d’Italia. E non si sono sbagliati affatto: ubicato sulla parte nord dell’Etna e a confine con il parco fluviale dell’Alcantara, Castiglione regala scorci monumentali e naturalistici davvero incantevoli!

La Cuba di Santa Domenica, chiesa bizantina più grande dell’isola immersa nelle campagne di Castiglione di Sicilia

La prima tappa della nostra vacanza sull’Etna è a un chilometro di distanza da Castiglione di Sicilia. È la Cuba di Santa Domenica, una costruzione di epoca bizantina molto caratteristica sai per la sua forma che per la posizione, lontana dal nucleo abitativo del paese, edificata tra il VII e il IX secolo.
La raggiungiamo senza grandi difficoltà e la visitiamo dall’esterno perché è chiusa. Riesco però a capire bene com’è fatta al suo interno perché il portone di ingresso della chiesa è in realtà un cancello da cui si può sbirciare.
La cuba è costruita in pietra lavica, l’interno è vuoto e spoglio, ma in pieno stile bizantino, con le forme cubiche allargate. La bifora dell’abside posteriore è rivolta a oriente, come vuole la tradizione, perché la luce della luna piena potesse illuminare la chiesa durante la notte in cui si svolgeva la veglia pasquale.
Ok, ci rimettiamo in macchina e arriviamo a Castiglione di Sicilia che è già ora di pranzo, andiamo a sistemare le nostre cose in albergo e usciamo a caccia di cibo etneo D.O.C.!

Pranzo vulcanico a Castiglione di Sicilia con il top dell’enogastronomia etnea

L’enogastronomia sull’Etna è una faccenda seria e il nostro itinerario è costruito apposta per viverla fino in fondo. Per questo motivo non ci accontentiamo facilmente e scegliamo solo il meglio. Il primo contatto con il cibo dell’Etna è stato un’esplosione di sapori. Ma andiamo con ordine.
Antipasti: beh, qui tutto è autoctono e a chilometro zero: formaggi, salumi, conserve, ortaggi, verdure. Ne trovate di tutti i tipi e per tutti i gusti. C’è anche una razza autoctona allevata da queste parti: la capra argentata dell’Etna, che regala un latte particolarmente saporito, utilizzato per la produzione di formaggi. E non dimenticate di assaggiare la ricotta al forno e il pane condito, a quest’ultimo è dedicata pure una sagra!  
Primi: il ragù di maiale di Castiglione di Sicilia è qualcosa di inimmaginabile, che scialo!!! Se invece non adorate la carne o volete rimanere più leggeri, vi consiglio delle ricette a base di funghi, come le tagliatelle alla boscaiola o qualsiasi altro piatto che li contenga. I funghi dell’Etna sono super speciali!


Secondi: qualsiasi animale qui è allevato naturalmente nei dintorni di Castiglione di Sicilia. È ottimo, per esempio, il coniglio, cucinato in decine di varianti: in agrodolce, al sugo, ripieno, alla cacciatora. Sedetevi e godete!
Ah, dimenticavo! Ogni pasto che si rispetti viene abbeverato dal sublime Etna D.O.C.; tra l’altro, Castiglione di Sicilia è la città del vino. Che sia rosso o bianco non importa, la biodiversità delle terre del vulcano garantisce qualità e gusto incredibili. Da provare assolutamente!

Passeggiare tra i vicoli ripidi dell’antico borgo di Castiglione di Sicilia

Terminato il pranzo, ci avventuriamo per le viuzze strette e ripide di Castiglione di Sicilia. I vicoletti del paese sono spesso intervallati da scalini; le case sono per la maggior parte piccole abitazioni disposte tutte vicine. Sembra quasi che siano tutte appiccicate l’una all’altra, quasi come fosse un tentativo di difesa da parte dei paesani nei confronti dei forestieri. Ma se conosci la gente di Castiglione di Sicilia o ti fermi anche solo a chiedere un’informazione, ti renderai conto che non è così. Scoprirai un mondo antico e ospitale nascosto tra quei vicoli stretti ma che profumano di eternità.
È un percorso tutto (o quasi) in salita, quello che ci porta ad ammirare le meraviglie architettoniche del paesino. La prima che incontriamo è la chiesa di Sant’Antonio Abate, nell’antico quartiere dei Cameni, costruita nel 1601 e all’interno della quale si trova il museo dei santi Pietro e Paolo.
Dopo una piccola ma faticosa salita, arriviamo alla chiesa di San Pietro. Questa chiesa vanta origini antichissime: siamo nel 1105, durante la dominazione normanna in Sicilia. Infatti il campanile della chiesa è stato costruito sulle rovine di una torre cilindrica che faceva parte di una delle roccaforti costruite da Ruggero.
Accanto alla chiesa di San Pietro c’è la chiesa di San Benedetto, attaccata a un antico monastero ormai in disuso. 
Proseguiamo (finalmente in discesa!!!) fino a incontrare la chiesa di San Marco, un edificio di forte impronta normanna (ve ne accorgete guardando le finestre e l’arco a sesto acuto).
Riecco le salite ripide … ce n’è giusto una che conduce ai ruderi del Castelluccio, detto anche Castello piccolo, una fortificazione bizantina di cui rimane pochissimo. Sinceramente vi sconsiglio di arrampicarvi fino a lì, anche perché rimane veramente poco da vedere.
Andate a visitare, invece, la Basilica della Madonna della Catena, a pochi metri da piazza Lauria.
La chiesa è dedicata alla Patrona del paese e la festa a lei dedicata è una tra quelle più sentite da queste parti. La chiesa fu costruita a partire dal 1655 in sostituzione dell’omonima crollata in seguito a una frana. 
Il santuario è posto in cima a una scalinata; la facciata è di chiara impronta barocca. All’interno della chiesa troviamo opere importanti tra cui alcune della scuola del Gagini, come la statua in marmo bianco della Madonna della Catena.

Meravigliosi scorci di panorama sul castello di Castiglione di Sicilia

Usciamo dalla chiesa della Madonna della Catena e in pochi passi raggiungiamo il Castello grande di Castiglione di Sicilia (per distinguerlo dal Castelluccio).
Il castello si trova nella parte più alta del paese; fu edificato durante la dominazione svevo-normanna: da qui il panorama è bellissimo, con la valle dell’Alcantara da un lato, l’Etna dall’altro e i tetti delle case di Castiglione di Sicilia che riposano tranquilli poco più sotto di noi. Dell’edificio non rimangono che i resti del corpo centrale, lasciati all’incuria del tempo che passa. Le stanze rimaste contengono testimonianze di ciò che fu Castiglione di Sicilia, con una serie di foto antiche. Sempre all’interno del castello, una parte di esso ospita l’Enoteca Regionale, per cui vi è anche un’esposizione di vini.

Pizza con vista Etna a Castiglione di Sicilia

Cosa c’è di meglio che mangiare una pizza divina mentre si osserva l’Etna da una terrazza non tanto lontana? È quello che abbiamo fatto noi a Castiglione di Sicilia.
Finita la cena, ci spostiamo a prendere un amaro in piazza Lauria. È incredibile come l’aria di montagna riesca a farmi stare bene: lontano da traffico, stress e gas di scarico, mi sento come rinato in questo piccolo e tranquillo paesino catanese. Domani entreremo ancora più a contatto con la grande natura dell’Etna a Linguaglossa. Per adesso, godiamoci la calma della sera a Castiglione di Sicilia. Buonanotte!

GIORNO 2

Linguaglossa, paese strategico per vivere l’avventura sull’Etna Nord

 

Eccoci a Linguaglossa, paese etneo di 5.460 abitanti situato sempre sulla parte nord de “A Muntagna”, ma più a est rispetto a Castiglione di Sicilia. Linguaglossa si trova a 550 metri sul mare e le sue origini risalgono al periodo medievale.
L’origine del nome è piuttosto curiosa e, attualmente, non si hanno notizie certe: alcuni sostengono che si tratti di una tautologia, ovvero di una ripetizione del termine “lingua”. “Glossa”, infatti, vuol dire “lingua” in greco. Il fenomeno si riferisce all’eruzione avvenuta prima del 1634, in cui dall’Etna fuoriuscì un’enorme lingua di fuoco. Altri, invece, fanno riferimento alle tante lingue che si parlavano in questa zona. E tanto altro ancora… quel che è certo è che le origini del paese risalgono al 1145, durante la dominazione normanna.

La stazione sull’Etna Nord che non puoi perderti quando vai a sciare in Sicilia: piano Provenzana

Linguaglossa è un importante centro attivo della vita sull’Etna, anche grazie a piano Provenzana, la stazione sciistica a 1.800 metri di altezza sul versante nord del vulcano, dotata di 4 piste da sci su cui praticare, oltre allo sci ovviamente, sci di fondoscialpinismo e snowboard
Piccolo ma non trascurabile dettaglio: se sciate sul versante orientale dell’Etna non aspettatevi di vedere un panorama tutto montagne… ma avrete una sorpresa che vi farà venire un tuffo al cuore: vedrete lo Ionio sullo sfondo, uno spettacolo impareggiabile!

Escursioni sull’Etna da Linguaglossa, quale scegliere?

Se invece, come noi, vi va di fare un’escursione sull’Etna, non improvvisate, ma rivolgetevi a guide esperte che sapranno farvi vivere appieno tutto quello che “A Muntagna” può offrire: flora, animali, biodiversità e scorci di panorama indimenticabili.
Ci sono tanti sentieri, più o meno brevi, che perlustrano l’Etna, le varie eruzioni che l’hanno interessato e i crateri formatisi.

Attraversare l’Etna a cavallo di un asino

Diciamocela tutta, si possono fare decine di tipologie di escursioni sull’Etna tutte una diversa dall’altra, ma avete mai attraversato un vulcano trasportati da un asino? È un’esperienza unica e impareggiabile che può regalarvi una simbiosi con la natura veramente unica!
Quest’esperienza ci è capitata per caso, pensavamo di fare una passeggiatina non troppo impegnativa per qualche sentiero e invece ci siamo fatti coinvolgere in questa esperienza. Un’esperienza che lascia il segno, credetemi. Perché non capita tutti i giorni di ritrovarti a contemplare il silenzio e le meraviglie che circondano il vulcano. E di meraviglie ce ne sono parecchie, dato che i terreni al sapor di lava, come quelli che circondano tutto il parco dell’Etna, sono contraddistinti da una biodiversità unica al mondo e in grado di regalargli una fertilità incredibile. Tanto è vero che nei paesi del parco dell’Etna si mangia e beve così bene grazie ai terreni che ne fanno parte.

Mangiare piatti a Linguaglossa che sanno di montagna

Inutile prenderci in giro: si va sull’Etna anche e soprattutto per MANGIARE, e così, una degustazione qui, un pranzo lì, una cena dall’altra parte, riesci ad assorbire quanto più possibile l’enogastronomia etnea e sicula possa offrirti. Infatti la assorbi così tanto che sarà un problema poi smaltirla…
Ma che ci posso fare, l’aria di montagna mette una fame titanica… e qui la carne è così buona… la salsiccia di Linguaglossa, per esempio: non vi azzardate a non assaggiarla! È saporitissima, con quel finocchietto selvatico paradisiaco.. e mettono anche i pistacchi di Bronte lì dentro!
Oppure il falsomagro al sugo… non lasciatevi ingannare dal nome, si tratta di una fetta di carne gigante riempita di ogni ben di dio, arrotolata in forma cilindrica e lasciata cuocere nel sugo. Come faccio a spiegarvi cos’è???!!!! Provatelo e poi saprete dirmi com’è!

Per chi è alla ricerca di “esperienze forti”??? Non mancano nemmeno quelle… Assaggiate u’ zuzzu! Come, non sapete cos’è? Beh, è un’unione delle parti meno nobili del maiale, come cotenna, zampa, piedi unito con degli aromi, lasciato cuocere per un ore e ore e poi lasciato raffreddare in frigo, ottenendo una gelatina che viene mangiata da sola o accompagnata da uova e formaggi. SOLO PER STOMACI FORTI!!!

E a proposito di formaggi, non trascurateli, picciotti! Canestrato, caciocavallo, provola e ricotta sono le specialità del territorio!

La chiesa più antica di Linguaglossa e la leggenda del bastone che fermò la lava

Il borgo più importante di Linguaglossa è quello che si snoda intorno alla chiesa di sant’Egidio Abate, la chiesa più antica del paese, che andiamo a visitare subito dopo pranzo.
Di questa si hanno notizie già dal 1308.
C’è un portale, sulla sinistra della chiesa, sopra il quale è raffigurata una sirena tra due serpenti: è la lotta tra il bene e il male, tra i cristiani e gli invasori.
All’interno della chiesa è custodita la statua di Sant’Egidio, patrono di Linguaglossa, dei tessitori, dei bambini e dei lebbrosi, i cui festeggiamenti si svolgono il primo di settembre. Gli abitanti sono molto legati al loro santo patrono perché, secondo una leggenda, durante un’eruzione dell’Etna, salvò una vecchia paralitica.
Sant’Egidio apparve all’anziana signora, le chiese di andare a suonare le campane della chiesa e di porre il suo bastone davanti alla lava che ormai era alle porte di Linguaglossa. La vecchietta, seppur paralitica appunto, riuscì a compiere quanto suggerito da Sant’Egidio e la lava si arrestò proprio davanti al bastone, salvando Linguaglossa e i suoi abitanti.

Cosa vedere a Linguaglossa?

Linguaglossa è un antico borgo medievale: te ne accorgi dall’architettura del centro storico, tra l’altro ben conservato.
Visitata la chiesa di San’Egidio, ci spostiamo verso la chiesa Madre, che si trova davanti alla piazza più grande del paese. La cosa più bella che noto è il contrasto tra la facciata della chiesa e il suo interno; mentre la prima è costruita con il contrasto tra pietra nera (lavica) e pietra bianca (arenaria), al suo interno la chiesa è un mix di stile neoclassico e barocco tutto bianco (o quasi).
All’interno sono conservate tante opere pregiate, tra cui un grande coro in noce, lavorato minuziosamente nel ‘600 dagli artisti catanesi Turrisi e Cirelli e i fratelli trapanesi Orlando.
A pochi passi dalla sede del Municipio, c’è la chiesa di San Francesco di Paola. La chiesa fu costruita nel ‘500, è in stile tardo barocco. Al suo interno vi sono delle opere importanti, tra cui degli affreschi del Gagini.

A Linguaglossa puoi mangiare gli arancini più buoni di tutta l’Etna Nord

Altro che aperitivo fighetto con spritz e noccioline… in Sicilia l’aperitivo è più che rinforzato e si fa con gli arancini! Ce n’e per tutti i gusti, perfino al pistacchio o alla nutella. L’importante è scegliere con cura quale assaggiare. O fare come me e assaggiarli tutti!

Tornando a Castiglione di Sicilia… Tappa fuori dalla mappa: la Chiesa sulle sponde del fiume Alcantara

Termina così la nostra visita di Linguaglossa, con gli arancini ancora in bocca e felici di aver speso benissimo il secondo giorno del nostro itinerario sull’Etna del Nord.
Tornando a Castiglione di Sicilia, facciamo una piccola deviazione per visitare la chiesa di San Nicola, in contrada Marca, proprio accanto alla SP7i. È una chiesetta in pietra bella e antichissima, costruita dai Normanni ne XII secolo.
L’esterno è semplice ed essenziale: c’è un rosone in alto e un portone con un arco ogivale. All’interno vi sono dei preziosissimi affreschi di epoca bizantina.

GIORNO 2

Randazzo, respirare il Medioevo in uno dei paesi più belli del parco dell’Etna

Terzo e ultimo giorno di vacanza nel parco dell’Etna, il nostro itinerario prosegue a Randazzo, bellissimo paesino a 754 metri sul livello del mare, crocevia tra le province di Enna, Messina e Catania (anche se amministrativamente appartiene a quest’ultima) e crocevia di tre delle maggiori aree naturalistiche della Sicilia: parco dell’Etna, parco fluviale dell’Alcantara e parco dei Nebrodi.
Arriviamo a Randazzo in piena mattinata, giusto in tempo per vedere qualcosa prima di pranzo. Accuminciamu!

Il trionfo del maialino dei Nebrodi nelle cucine di Randazzo

Aaaaaah, che faticata picciotti, non c’è niente di meglio che abbandonarsi al cibo del parco dell’Etna dopo il tour tra i monumenti di Randazzo! E allora… pronti, partenza, via!!!
Partiamo, come al solito, da un tipico antipasto rinforzato etneo, a base di salumi, formaggi e ortaggi. Annotatevi questo nome: PROVOLA VERDELLO. È una provola con all’interno un limone verdello, anche questo agrume tipico della zona. Ma che cos’èèè!!!! Bontà allo stato puro… e occhio ai carciofi, freschissimi e cucinati in mille modi!
Passiamo ai primi. Vi consiglio i ravioli con ricotta fresca e melanzane o funghi porcini o pistacchio. Ne fanno davvero un’infinità uno più buono dell’altro.
E arriviamo al pezzo forte… il maialino nero dei Nebrodi, marinato nel vino dell’Etna e cotto al forno… no vabè, in commentabile, non riesco a esprimere quello che ho provato quando l’ho assaggiato. CHE SAPORE INCREDIBILE!!!
Ultima piccola chicca: assaggiate la sparacogna. Si tratta di un’erba selvatica apparentemente simile agli asparagi, ma il sapore è diverso, più deciso e più amaro. Noi li abbiamo mangiati fritti con l’uovo, molto leggeri…

Senti come suona il Medioevo nella casa della musica e della liuteria medievale di Randazzo!

Terminato il pranzo e fatte quattro chiacchiere con la gente del luogo, raggiungiamo via Santa Caterinella, sempre nel quartiere di San Martino, per visitare la casa della musica e della liuteria medievale di Randazzo.
Si tratta di un’esperienza incredibile vissuta grazie al maestro Giuseppe Severini, liutaio di professione e musicista, che ha adibito questa antica casa a laboratorio di ricerca sulla musica antica, produzione ed esposizione di strumenti musicali ad arco, a pizzico e a corda.
E grazie alla guida del maestro Severini trascorriamo un paio d’ore in un’atmosfera d’altri tempi, imparando molte cose sulla vita e sulla musica dalla preistoria al medievo, osservando tutto quello che egli è capace di produrre (ci sono circa 60 strumenti musicali esposti), ma anche strumenti ricavati da oggetti come conchiglie.
Anche se non siete appassionati di musica, si tratta comunque di una visita interessante in grado di coinvolgere tutti i sensi. Tappa obbligata se ci si trova a Randazzo!

Lasciare il parco dell’Etna sorseggiando buon vino e con il dolce in bocca!

“Vi prego, lasciatemi fare l’ultima degustazione di prodotti tipici etnei prima di andar via da Randazzo!” Con questa supplica riesco a convincere i miei amici, ahah!
Che paradiso, picciotti… tutto il meglio dell’enogastronomia etnea sta in questo posto: c’è la crema di pistacchio di Bronte, i porcini dell’Etna, conserve di melanzane e altri ortaggi, i salumi, la ricotta al forno, la provola, l’Etna D.O.C. e i tirrimulliru, biscotti tipici randazzesi a base di vino cotto, noci, nocciole e cannella.
Insomma: tutte le ghiottonerie della zona passano da qui e non posso far altro che godermi gli ultimi istanti di paradiso, prima di salutare questa splendida quanto turbolenta terra.
Arrivederci Etna, tornerò a visitare il resto del parco, ne sono più che certo.