C'è un museo in Sicilia che custodisce un ricciolo blu molto prezioso. Venite con me ad Aidone vicino Enna

Amanti dell’archeologia a me! Oggi la mia amica Serena Raffiotta, archeologa e guida turistica abilitata, vi porta alla scoperta del museo di Aidone, in provincia di Enna. Dall' America alla Sicilia... la testa di Ade, la statua della dea Demetra e Persefone hanno fatto ritorno ad Aidone. Quindi che aspettate? se vi trovate nella zona di Enna per le vostre vacanze in Sicilia non potete non ammirare questi tesori.

 Il museo archeologico Regionale di Aidone

Quando venne inaugurato nel 1984 dall’allora competente Soprintendenza alle Antichità per la Sicilia centro meridionale all’interno di un convento seicentesco dei Frati Cappuccini ormai in disuso da tempo, il Museo Archeologico Regionale di Aidone non aveva altra pretesa se non raccontare - attraverso le migliaia di manufatti esposti - la lunga storia di Morgantina. In questa piccola realtà museale della provincia ennese, allestita su progetto del celebre architetto museografo Franco Minissi, sale ricche di vetrine pullulanti di reperti di ogni tipo hanno da allora testimoniato la quotidianità dell’antico insediamento di origini sicule, svelata nel corso di decenni di indagini archeologiche compiute da una missione universitaria americana, ancora oggi operante nel sito grazie ad un’apposita convenzione con l’Assessorato Regionale ai Beni Culturali, periodicamente rinnovata.

 

 

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Ma cosa è stata Morgantina nell’antichità?

 

A cosa si deve l’importanza di questo insediamento apparentemente isolato e lontano dalle grandi città che hanno fatto la storia della Sicilia antica? Fondata dal popolo italico dei Morgeti, da cui prese il nome, durante l’età del Ferro (intorno al 1000 a.C.), e poi occupata da genti greche nel corso del VI secolo a.C., Morgantina avrebbe vissuto in età greca ellenistica - tra IV e III secolo a.C. - un momento di grande ricchezza, testimoniato dalle maestose architetture dell’agorà, la piazza pubblica, ancora oggi visibili nell’area archeologica fruibile. Mai distrutta, nemmeno durante l’assedio e la conquista da parte dei Romani nel 211 a.C., e completamente spopolatasi intorno al I secolo d.C., la grande Morgantina sarebbe rimasta sepolta per secoli dalla terra, in un lungo oblio che è stato la più grande fortuna per i posteri, essendo stato possibile - a partire dal 1955 - portare alla luce i resti ben conservati del più grande insediamento greco ad oggi noto nel cuore della Sicilia.

 

morgantina enna

 

La svolta del Museo 

A distanza di oltre trent’anni dall’apertura, il Museo Archeologico Regionale di Aidone è oggi ad una svolta: comportando recentemente un parziale riallestimento della collezione, straordinarie novità verificatesi nell’ultimo decennio hanno fatto di questa piccola e poco nota realtà di provincia una delle mete più gettonate della Sicilia nonché. Perché, vi chiederete? 

Dal 2009 la Sicilia è stata protagonista delle cronache internazionali a seguito del fortunato recupero di preziosissimi reperti, autentici capolavori dell’arte greca trafugati proprio a Morgantina dai tombaroli (così si chiamano i ladri di antichità) negli anni Settanta e, conseguentemente a complesse e interminabili investigazioni internazionali, restituiti all’Italia a partire dal 2009 dagli Stati Uniti d’America, dove erano finiti acquistati da prestigiose realtà museali statunitensi tra cui il John Paul Getty Museum di Los Angeles e il Metropolitan Museum of Art di New York.

 

ricciolo blu ade museo aidone


In ordine di restituzione, i preziosi reperti rimpatriati dall’America sono:

- gli acroliti, in mostra al museo di Aidone dal 2009;

- il tesoro degli argenti di Eupolemo, ceduto all’Italia dal MET di New York nel 2010;

- la statua colossale di una dea, rimpatriata nel 2011 dal Getty di Los Angeles;

- una testa in terracotta policroma, ennesimo reperto restituito dal Getty di Los Angeles nel 2016.

Se le prime tre restituzioni sono state l’esito di complicatissime investigazioni e trattative diplomatiche tra Italia e Stati Uniti, diversamente è accaduto per la vicenda che ha per protagonista l’ormai celebre scultura soprannominata dalla stampa ‘Barbablù’ per via del raro colore che ne connota la barba. La testa, attribuita a una statua di culto raffigurante il dio greco dell’Oltretomba, Ade, è stata rimpatriata sulla base di un lavoro di ricerca archeologica condotto da chi scrive nel 2005 e pubblicato nel 2007, che aveva previsto lo studio di centinaia di frammenti abbandonati a Morgantina dai tombaroli dopo il saccheggio della grande scultura.

Questa ricerca ha permesso di individuare nei magazzini del museo di Aidone un piccolo frammento della barba della testa in possesso del Getty Museum, un piccolo ricciolo blu spiraliforme che ha consentito all’Italia, grazie al successivo abbinamento tra il piccolo frammento ad Aidone e la scultura al Getty Museum, di reclamare la restituzione del prezioso reperto.

Oggi questi capolavori fanno bella mostra di sé nelle soleggiate sale del piccolo museo di Aidone, che nell’arco di poco tempo è diventato indispensabile punto di riferimento per gli studiosi della civiltà greca, particolarmente per chi si occupi di scultura. Recuperando il legittimo contesto di appartenenza, questi oggetti ci raccontano con più dettagli la storia di Morgantina e il contesto culturale che li ha prodotti in antico, acquisendo anche un forte valore in termini di identità culturale della comunità locale.
Essi ci consentono inoltre, a buon diritto, di parlare del piccolo museo dell’ennese come del ‘museo del mito’, trattandosi di sculture raffiguranti le divinità olimpiche Demetra, Persefone e Ade, insieme protagoniste di uno dei miti più noti al mondo, che gli stessi antichi avevano scelto di collocare lungo le sponde del Lago di Pergusa, alle porte di Enna.

 

 

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Così, passeggiando tra le sale al piano inferiore, è oggi possibile riconoscere i protagonisti di quel mito e le preziose testimonianze di un culto che a Morgantina, città dedita all’agricoltura, era esclusivo. Demetra, la dea madre, protettrice dei campi e tutelare dell’agricoltura, insieme alla giovane figlia Persefone e al dio dell’Oltretomba, il barbuto Ade, dimorano in questo museo, straordinariamente ritratti dalle abili mani di ignoti artisti che realizzarono quei preziosi simulacri venerati nei santuari dell’antica città tra l’età arcaica, momento dell’arrivo dei Greci a Morgantina a cui si riferisce la coppia degli acroliti in marmo greco, al periodo ellenistico, a cui va attribuita la statua in terracotta policroma raffigurante Ade, passando per l’epoca classica, periodo in cui si colloca la realizzazione della grande statua in calcarenite siciliana e marmo greco insulare nota al mondo come la ‘Venere di Malibù’, già nella collezione del californiano Getty Museum.

 

museo aidone reperti

 

E ad un contesto sacro va riferito anche l’eccezionale tesoro cosiddetto di Eupolemo, il set di sedici oggetti in argento con rifiniture in oro, trafugato anch’esso dai tombaroli e acquistato all’inizio degli anni Ottanta dal Metropolitan Museum di New York, costretto a restituirlo all’Italia nel 2010 dopo averne provato la provenienza illecita da Morgantina. Oggi il Museo Archeologico Regionale di Aidone è anche conosciuto come il museo dei ritorni, perché racconta - unico in Sicilia - quattro storie di recuperi (gli acroliti, gli argenti, la testa di Ade e la statua della dea) assurte a simbolo della vittoria della legalità sul traffico illecito di reperti archeologici. 

 

argenti museo aidone enna

 

Visitarlo è un lungo viaggio nel tempo, tra Siculi e Greci, ma è anche l’amara scoperta del saccheggio perpetuato a lungo in passato in questo territorio, che nel rimpatrio di questi reperti ritrova oggi la propria identità.

 

archeologia Sicilia Enna